Realizzato interamente con fotogrammi dipinti a mano, il lungometraggio d'animazione
Loving Vincent, opera di
Dorota Kobiela (regista e autrice del progetto) e del marito
Hugh Welchman, è un opera visiva ad altissimo impatto con molti retroscena sulla sua realizzazione.
Noi lo abbiamo visto in occasione della
VIEW Fest 2017 insieme a
Biserka Petrovic e
Adam Maciejewski, due dei pittori che hanno realizzato materialmente l'opera, e
Steve Muench, uno dei produttori del progetto.
Dopo la visione i tre hanno risposto alle domande sui lavori effettuati sull'opera.
Partendo dall'inizio, l'opera è nata come progetto nel 2008, pensato dalla regista Dorota come un cortometraggio realizzato con la stessa tecnica pittorica dei quadri del soggetto:
Vincent Van Gogh. Progetto che si è poi evoluto in lungometraggio grazie ai suggerimenti di Hugh, marito della regista e premio Oscar per il corto "Peter & the Wolf".
La sceneggiatura è frutto di ben 4 scritture differenti, tutte tratte dalle lettere originali del pittore inviate al fratello Theo, e si concentrano principalmente sull'ultima parte della vita dell'artista, cosa possibile grazie alle numerose tele che hanno reso possibile ricostruire anche luoghi, cose e persone proprie di quell'ultimo periodo.
La realizzazione dell'opera è stata frutto di un grande sforzo organizzativo, visto che niente del genere era mai stato concepito prima e che i mondi di pittura e animazione non sono mai stati propriamente vicini. Un test che ogni pittore chiamato a realizzare ogni singolo fotogramma ha dovuto superare.
La produzione ha ammesso di aver pensato prima di affidarsi a degli animatori professionisti, a cui si sarebbe dovuto insegnare le tecniche pittoriche di Van Gogh, ma scelta rivelata troppo complicata e lunga, per cui si è deciso di affidare il lavoro a dei pittori professionisti a cui insegnare come animare un frame dopo l'altro.
Biserka e Adam hanno raccontato che in tre giorni ogni pittore doveva produrre qualche secondo di animazione e, se ritenuto idoneo, affrontare un training di qualche settimana prima di poter essere incluso nella pipeline produttiva.
La produzione ha ricevuto circa 5000 domande di selezione provenienti da ogni parte del mondo. Il produttore
Steve Muench ha ricordato che uno degli artisti è arrivato dall'Australia a proprie spese e con in mano un biglietto di sola andata.
Alla fine l'opera ha visti impegnati ben 150 artisti che si sono "spartiti" la torta dei ben 65000 fotogrammi/dipinti realizzati interamente con colori ad olio su tela in formato cm. 67x49; una riproduzione delle 853 scene riprese con attori dal vivo e riportate su tela con una sorta di rotoscoping.
Sul lato tecnico, anche se il progetto è stato pensato proprio per le proiezioni cinematografiche, la rappresentare delle immagini era in 4:3, più legato ai formati televisivi di qualche decennio fa, invece del più classico e cinematografico 16:9. Gli artisti hanno specificato che la scelta è stata compiuta per restare più fedeli ai formati con cui i quadri sono stati realizzati.
Per velocizzare i tempi poi invece dei canonici 24 fotogrammi per secondo, si è scelti di realizzarne la metà, duplicando i singoli fotogrammi, cosa che non ha compromesso minimamente la qualità dell'opera.
Il titolo tra l'altro vive sia dentro che fuori dalle sale cinematografiche. Infatti un museo olandese ha già allestito una mostra con 119 frame/dipinti tratti dall'opera. Mostra che ha già riscosso un buon successo, cosa che speriamo la porti a diventare itinerante per ritrovarla anche in altri paesi.
Alcuni dei frame, una selezione di circa 200, sono anche state messe in vendita sul sito ufficiale del film e proprio dopo la proiezione, il produttore ne ha mostrata in foto quì di seguito:
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